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MiragebyFaviniCosa hanno a che fare "Alice nel paese delle meraviglie" e lo Stregatto con la nuova carta ad alto tasso di sostenibilità di Favini?

Molto, perchè la Ricerca&Sviluppo di Favini sulle materie prime bio-based ha preso come ispirazione i giochi di specchi e miraggi che ricorrono spesso nel racconto di Lewis Carrol e ha portato sul mercato una nuova carta sostenibile con superficie a specchio.

Che, guarda caso, si chiama Mirage e che a Rossano Veneto presentano come l'alternativa più ecologica della sua categoria.

Pensata per il packaging di alta gamma, oltre che per gli inviti e altri stampati, Mirage è una linea di cartoncini certificati FSC™ in 400 g/m2 (in grammatura 120 g/m2 per la variante argento) composta da un film in bioplastica biodegradabile e bio-based per creare l'effetto specchio e da cartoncini naturali colorati in pasta in 7 varianti differenti

Per scoprire Mirage, potete iniziare da https://www.favini.com/mirage/ 
e per vederla dal vivo se siete a Milano, dal 16 al 18 Maggio la trovate a Packaging Premiere Milano, stand E49 - E51.

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prodottisostenibili01Piacere, fa piacere.
Nel piccolo di MadeinGaia, dopo anni di racconti ed esempi di prodotti quanto più genuinamente sostenibili, crea una certa sodddisfazione apprendere che anche l'Unione Europea sta preparando una direttiva ed un regolamento per fare chiarezza su cosa si debba aspettare un consumatore per avere tra le mani un prodotto meno insostenibile della media.

A fare il punto sullo stato della cosa è Economia Circolare, economiacircolare.com, in un chiaro articolo a firma di Simone Fant.

Il pezzo si intitola "Cos’è la Sustainable Product Initiative europea e cosa serve per implementarla - La Commissione europea vuole allineare i prodotti in commercio in Europa con standard di sostenibilità e circolarità comuni, in linea con il Green Deal e con il Circular Economy Action Plan. Ogni articolo, prodotto o venduto in Europa, dovrà soddisfare alcuni requisiti minimi obbligatori" e qui ecco il link all'articolo di Economia Circolare.
Testo che fa il paio con un ulteriore articolo di Economia Circolare, "EU, pronto il nuovo passaporto digitale dei prodotti". Si parte nel 2022.

Appunto. Buona lettura.

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Logo Emergency & MediciSenzaFrontiere.gif

Non vi dovete nemmeno preoccupare di impacchettarli...
I regali più sostenibili di questo, come di  ogni Natale (e oltre) una volta tanto non emettono CO2, e non chiedono una quota "sostenibile" di profitti.

Ci chiedono soltanto di contribuire, ognuno in proporzione alle proprie capacità di spesa, ai bisogni di chi è ferito, malato, o deve essere "semplicemente" vaccinato ed ha la sfiga di nascere, vivere e morire nelle infinite zone di Gaia dove  la sete di denaro e potere di una minoranza di umani (?) esige  ogni giorno il proprio dazio di morte e dolore.

Ma dove, anche e per fortuna, una minoranza ancora più piccola ma molto più determinata, rema in direzione ostinata e contraria.

Emergency e Medici senza Frontiere meritano il nostro rispetto ed un nostro impegno concreto

MEDICI SENZA FRONTIERE : https://www.medicisenzafrontiere.it/sostienici/fai-una-donazione/   

EMERGENCY: https://sostieni.emergency.it/index.php?idc=SA.GEN.WEB.SITO

 

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tratto 1 uno green plasticCe ne sono di tre colori: inchiostro blu, rosso o nero. Proprio come ai nostri tempi, quando si andava a scuola.

All'epoca si usavano le Tratto-Pen, un monumento alla filosofia dell'usa e getta, non solo nel cestino di casa, ma pure nell'inceneritore, spesso sotto casa.

40 anni dopo, la FILA, mamma della Tratto Pen, ci ripensa e propone Tratto 1Uno Green Plastic: così le Tratto, d'un tratto, scusate il gioco di parole, tendono una mano alla natura per iniziare riappacificarsi con l'ambiente. Non che ci riescano completamente, ma, comunque, adesso almeno l'intenzione c'è.

Come la maggioranza delle penne a sfera o dei pennarelli, infatti, anche se cappuccio e fusto che protegge il serbatoio, il refill, e la punta, sono fatti di materiali riciclabili e riciclati, resta il fatto che il serbatoio e gli inchiostri ancora non lo sono e che quindi le nostre inossidabili penne biro sono ancora lungi dall'essere oggetti con un certo grado di sostenibilità ambientale.

Resta almeno la consolazione che 
alcune di loro, come la Tratto 1Uno Plastic Green, (ma lo stesso si potrebbe dire per alcune linee di prodotto proposte da Bic, Stabilo e Pilot Begreen) sono prodotte in Europa tra Francia, Germania ed, appunto, Italia.

Come funziona questa penna made in Italy, disponibile in rosso, blu e nero? Girate il cappuccio e dal fusto, anch'esso in plastica riciclata da scarti industriali e in plastica da residui, sfridi e scarti industriali plastici che sono riutilizzati senza ulteriori trattamenti, uscirà una punta di un millimetro che traccerà una line di 0,5 mm, in media.
Comunque, un'alternativa già praticabile.

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atlante economia circolare 2022Negli ultimi anni in Italia, regione per regione, lavoro per lavoro, l'economia del riciclo, del riuso e della ri-valorizzazione si è senza dubbio ulteriormente sviluppata.

Al punto che, seguendo la sorte di "sostenibile", un aggettivo oggi particolarmente trendy, anche la parola "circolare", riferita all'economia, è finita sulla bocca di tutti (ma si sa, da sempre l'italia è un paese di 60 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio, e, più di recente, ahimè, anche di virologi in odore di Nobel...).

Per emergere dalla palude del "bla, bla" fuffico-ecologistico-filosofico, una via per farvi una certa cognizione di causa sul punto potrete però trovarla: si può cominciare consultando l'Atlante dell'Economia Circolare, un'iniziativa che da qualche anno è proposta online della testata Economia Circolare.
E sarà molto istruttivo vedere quanto lavoro e quali imprese di dedichino a "fare" seriamente economia circolare.
Senza se, e senza bla,bla! :)

Si può iniziare a viaggiare sull'Atlande dal link https://economiacircolare.com/atlante/ e troverete che le imprese coinvolte, che in diversi casi qui a MadeinGaia conosciamo per eseprienza personale, sono effettivamente delle veterane in questo approccio alla produzione.
In effetti, qui in Veneto, alcune di loro, sono da tempo ospiti dei testi che scriviamo e alcuni loro prodotti circolari sono stati testati e già recensiti anche su MadeinGaia.

E' il caso, tra le altre, di Progetto Quid, di Favini e delle sue carte a basso impatto sociale ed ambientale, e di Ecozema, con i suoi piatti e bicchieri compostabili monouso; ma anche di Alisea con la matita Perpetua, o di Econyl, con il suo filo di nylon rigenerato  "no oil".

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ElabelindexA livello mondiale EcoLabel index è la raccolta più completa di etichette, bollini e marchi che informano sulle attitudini al rispetto per l'ambiente e per la società di un certo prodotto e/o di una certa produzione.

L'Index comprende centinaia di referenze, presentate in rigoroso ordine alfabetico e raccolte secondo l'area geografica,in cui la certificazione è nata oppure più semplicemente si applica (ad esempio in Europa).

Ecoindex Label può essere utile tanto i consumatori, quanto a chi fa impresa ed ha deciso di produrre e vendere a basso impatto.

EcolabelIndex pageCosì, nel primo caso, chi acquista si può fare una prima sommaria idea che cosa in effetti ci sia dietro a un certo segno; d'altra parte, chi produce può, pagando, accedere a più schede per approfondire le proprie informazioni su chi rilascia il bollino o l'etichetta eco, come si può ottenerla e da chi.

In definitiva, uno strumento utile che vale il piccolo sforzo di non poterlo leggere subito in italiano.

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ebiciTra le altre, ecco tre buone riviste on line dedicate alla bicicletta in generale ed alla e-bicicletta in particolare.

https://www.bicilive.it/

Nel network bicilive.it, ebike.bicilive.it è la sezione dedicata esplicitamente a test, novità, eventi sul mondo delle biciclette elettriche, dalle mountain bike alle bici da città, passando per quelle dedicate al ciclo turrismo ed al trekking.

https://www.bicitech.it/

Bicitech è edito da Tecniche Nuove, un nome storico quando si parla di editoria tecnico-scientifica. Ed in effetti è un bel posto sul web dove trovare spunti ed approfondimenti sul mondo della bici elettrica e della piccola mobilità sostenibile.

https://www.rivistabc.com/

La rivista ufficiale della FIAB, Federazione Italiana degli Amici della Bicicletta: non c’è bisogno di presentazioni.

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vanityfair abcIn una pausa della vostra giornata di lavoro, o, speriamo, di meritata vacanza, potete utilmente leggere l'interessante glossario che Vanity Fair ha preparato per creare un piccolo abbecedario del vestire a basso impatto. Una galleria fotografica guida alle parole chiave del vestire sostenibili in immagini e brevi testi in rigoroso ordine alfabetico, al link

https://www.vanityfair.it/fashion/news-fashion/2020/10/30/sostenibilita-moda-sostenibile-significato-ecologia

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don hong oai19A noi non piacciono le liste che ci dicono "fai così, o fai colà!"

Però per Gaia facciamo volentieri eccezione.
Perchè, visto come la stiamo riducendo, qualche regola di buona creanza per una civile convivenza con viventi e non viventi, ci sta tutta. Che vale alla fine, diciamolo, solo per chi, come noi "Sapiens(?)", si è da sempre autoproclamato "signore della terra", "misura di tutte le cose" etc. etc...

Regole per fare scelte sostenibili, dunque: come, per esempio, quelle individuate da National Geographic per pesare il meno possibile sul pianeta e permettere a Gaia di sostenere meglio il peso che le scaraventiamo addosso ogni giorno, sigh :(

Le trovate tutte e 26 al link https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2021/04/earth-day-2021-26-modi-per-ridurre-il-nostro-impatto-sul-pianeta

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Fiat 500e 03I fatti, innanzitutto.
Un buon numero di testi e di immagini aggiornatissime, ogni giorno; e anche buoni articoli di approfondimento curati da gente del "mestiere", incluse interviste a fisici, ingegneri ed economisti, oltre che a  dirigenti di imprese che a vario titolo stanno impostatndo sull'elettricità e la mobilità elettrica la propria arena competitiva.

Ma, soprattutto, ampi spazi in calce ad ogni testo per chiedere consigli e dire la propria (con un minimo di cognizione di causa e senza alzare troppo la voce!): non a caso, VaiElettrico si presenta come la Community della mobilità elettrica in Italia.

Qui a MadeinGaia si legge sempre con attenzione VaiElettrico.it, on line dal quattro anni sotto la direzione di Mauro Todeschini, che tra l'altro ha anche diretto Quattroruote. Per questo invitiamo anche voi che ci leggete qui a fare un giro sul loro sito, vaielettrico.it, perchè c'è bisogno di confrontarsi per capire, e di capire meglio per fare per bene le nostre scelte sostenibili.

Che tanto la strada è segnata, e i veicoli che acquisteremo o noleggeremo, con il cuore ed il cervello, nei prossimi anni saranno come minimo ibridi plug-in, ma soprattutto elettrici e poi, magari anche alimentati ad idrogeno. Un futturo presente già qui e che era difficile immaginare così prossimo solo cinque anni fa.

Vaielettrico, la Community della mobilità elettrica in Italia: vaielettrico.it

 

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scarpa mojito bio 09Sotto l'azione di microbi e batteri il PET filato in knit della loro tomaia e misto alla gomma di suola e battistrada degrada dell'8% già nei primi 45 giorni.
Lo dicono i test di Intertek, accreditando che alla nuova sneaker Moijto Bio di Scarpa servono 450 giorni perche sia completamente decomposta e non restino più tracce di plastica nell'ambiente.

Così, la più nuova e sostenibile sneaker di Scarpa prodotta ad Asolo, 20 chilometri da Treviso, si è meritata la Green Leaf certification (a standard ASTM D5511).

Si tratta di un passo in direzione della sostenibilità rafforzato anche sul piano sociale, dal momento che, come informa Scarpa, "tutti i fornitori delle materie prime usate per la produzione della Mojito Bio sono certificati, ovvero applicano pratiche industriali sostenibili in termini di produzione, uso di prodotti chimici, rispetto della salute, della sicurezza e delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti".

Oltre che in negozio, la sneaker Mojito Bio si trova on-line, venduta direttamente da Scarpa: https://www.scarpa.net/product/21836998/mojito-bio-la-scarpa-urban-sostenibile-natural.html

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tognana italika caffettiera 03Sotto il profilo della sostenibilità sociale ed ambientale, da qualche mese le pentole di Tognana hanno fatto un passo avanti.

Questo scorcio di tempo ha infatti scandito il lancio di ITALIKA Premium, una nuova linea di pentole, padelle, casseruole, tegami, bollitori e persino caffettiere ecologica e in una certa misura sostenibile.

In effetti, se confezioni in cartone riciclato, coperchi in vetro, corpi in alluminio riciclato e acciaio, verniciatura ad acqua e niente nickel e PFOA sono gli elementi che maggiormente caratterizzano il basso impatto ambientale di ITALIKA Premium, c'è da dire che questa volta è stata garantita anche la sostenibilità sociale del prodotto, cosa non da poco per un prodotto ed un produttore industriale!

Infatti, la linea ItaliKa Premium è prodotta in Italia, con le conseguenze ovvie di poter contare, per quanto sfilacciate, su quelle garanzie in ordine alla qualità del lavoro in fabbrica ed alla sicurezza sul lavoro che certamente produttori cinesi e asiatici non offrono e non intendono offrire pur di mantenere bassi i prezzi di vendita.

Inoltre, Italika Premium made in Italy vuol dire possibilità di continuare a creare valore sostenibile in loco ed in Europa, anche quando verrà il momento del riciclo, visti i materiali preziosi (alluminio e acciaio) utilizzati per produrre pentole, coperchi e caffettiere.

Dove trovarle ed acquistarle? Oltre che nei negozi di prossimità italiani e nei grandi negozi che trattano prodotti per la casa ed elettrodomestici, le pentole & co. Italika Premium si possono acquistare anche on-line direttamente e senza intermediari direttamente da Tognana: https://shop.tognana.com/it/italika-cottura

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vaia cube lavorazioneSono già passati due anni, ma c'è una parte delle Alpi del Nord-Est italiano dove la vista è ancora drammaticamente la stessa di quei giorni d'autunno.
E' qui, dal bordo delle strade o sui sentieri che un tempo li attraversavano, che ogni giorno va ancora in scena lo spettacolo quotidiano, implacabile e spettrale, di interi boschi schiantati dalla tempesta Vaia...

I
n tanta desolazione, negli ultimi tempi però, una speranza è rinata: e l'eco della tempesta si è spento lasciando posto anche a suono e musica.
Già, perchè a un anno da quegli eventi, nel 2019, è nato Vaia Cube, un amplificatore passivo per smartphone costruito usando il legno degli abeti uccisi dai venti a 200 all'ora dell'omonina tempesta che nell'ottobre 2018 ha annientato in poche ore migliaia di ettari di boschi nelle valli alpine di Veneto, Trentino, Alto Adige e Friuli.

In effetti, per far suonare il vostro telefono, Vaia Cube ha dalla sua l'ottima prerogativa di non consumare un solo elettrone (ed è questo il motivo per cui si definisce passivo questo amplificatore).

Infatti, il volume di suono dello smartphone viene aumentato sfruttando la risonanza naturale del legno, lo stesso principio della cassa armonica di una chitarra classica, tanto per fare un esempio. Niente circuiti elettrici, dunque, masolo legno lavorato abilmente pezzo a pezzo, mano a mano.

vaiacube03Vaia Cube è perciò anche qualcos'altro: è un'idea tangibile in senso non figurato che diventa agire in concreto.

Dunque, non solo un oggetto ma anche un'azione sociale che ri-crea valore non solo per l'ambiente, perchè per ogni Cube venduto viene ripiantato un nuovo albero,  ma anche per il lavoro, affidato solo alle mani di artigiani del legno delle zone colpite da Vaia. 

Come dimostra quest'iniziativa, un antidoto contro le devastazioni indotte dal cambiamento climatico innescato da noi umani, è, dunque, possibile.

Sta al nostro buon senso decidere..:)

vaiawood.eu

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frau go zero 09Fabbricata in Italia, a Verona, buona qualità e, ora, anche basso impatto: la linea di sneaker, polacchine & co. per uomo e per donna della collezione Capsule Collection Go!Zero di FRAU ha dall'autunno 2020 iniziato il suo cammino sulla via della sostenibilità. Che prosegue anche nella primavera / estate 2021.

Un'innovativa suola in gomma prodotta da Gommus, specialista marchigiano del settore, permette di risolvere un problema legato alla difficile riciclabilità di questa parte della scarpa, e, allo stesso tempo, con uno sguardo rivolto all'economia circolare rimette in lavorazione scarti di produzioni industriali dell'industria della scarpa che altrimenti morirebbero in discarica, come sottolineano, tra gli altri, GreenPlanner https://www.greenplanner.it/2020/07/29/scarpe-frau-sostenibilita/ e la stessa Frau https://www.frau.it/it/ai-20-un-nuovo-progetto-ecosostenibile 

In effettti, applicata sulla linea di assemblaggio a polacchini, sneakers e stivaletti in pelle scamosciata e foderati in pelle e in tessuto, la nuova suola in gomma GO!ZERO a promette già oggi una completa decomposizione in meno di due anni  https://eicomenergia.it/scarpe-biodegradabili-frau/?cn-relo, ma Frau ha intenzione nel prossimo futuro di estendere il basso impatto anche a tomaia, lacci occhiellli etc. frausneakergozeroDa segnalare. 

Calzaturificio Frau frau.it 

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Italia, autunno 2020

book danbo danboard still life toy 1511619 creative commonsSul finire di ottobre Amazon ha tentato il suo primo “splash!” nel mare magno della sostenibilità: ma al momento quello che si è sentito è solo un timido e sommesso “pluff!”

Eppure, quando il colosso mondiale dell’e-commerce ha deciso di giocare anche la carta della sostenibilità dei prodotti1 lo ha fatto in pompa magna; così, molti siti specializzati ci hanno subito informato2 delle nuove pagine che Amazon ha dedicato a far conoscere e scegliere i prodotti ecosostenibili che l’azienda intende contribuire a vendere.

Incuriositi, abbiamo letto e soppesato attentamente le parole che Amazon sta usando per presentare le pagine introduttive di Climate Pledge Friendly3, la categoria di prodotti verso la quale l'azienda intende indirizzare i potenziali acquirenti di prodotti che secondo Amazon sono sostenibili.
Abbiamo poi letto e confrontato molte schede prodotto marcate Climate Pledge Friendly che sono incluse nelle consuete sotto-categorie proposte da Amazon, ed un’idea alla fine ce la siamo fatta. Ecco cosa è emerso...

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Climate Pledge Friendly segnala (al momento) pochi prodotti sostenibili a tutto tondo

Promette bene trovare nelle pagine dedicate a Climate Pledge Friendly un lessico dove in riferimento al come identificare i prodotti sostenibili prevalgono i termini “scoprire”, “riconoscere”, “mettere in evidenza”.
In fin dei conti, anche on-line la larga maggioranza di chi acquista ha idee abbastanza confuse su cosa sia una certificazione ambientale o sociale di prodotto, figuriamoci poi un prodotto sostenibile: date le premesse, l’iniziativa di Amazon potrebbe allora essere davvero benvenuta. 

Approfondendo però,  se siamo d’accordo nel considerare sostenibile un prodotto che spicca contemporaneamente per il suo basso impatto sulla società e sull’ambiente, non trascurando attenzione su costi e qualità, beh, allora in questo caso si scopre che i prodotti venduti via Amazon non si possono definire sostenibili tout court4.

Certo, non si può negare che i prodotti cui sta facendo riferimento Amazon siano probabilmente già più di altri sulla via della sostenibilità, ma in definitiva e salvo qualche lusinghiera eccezione, quelli offerti finora ne richiamano solo alcuni aspetti. Senza contare che Amazon stessa, numeri alla mano, è certamente lontana dall'essere un'impresa da citare ad esempio, quanto a sostenibilità, come ci ricorda un recentissimo articolo pubblicato su Valori.it.

In altri termini, per quello che è possibile capire al momento, anche semplicemente richiamando l’arcinoto schema basato tre pilastri della sostenibilità, ambientale, sociale ed economica5, in Climate Pledge Friendly ci sono pochi prodotti capaci di fornire queste tre garanzie tutte insieme6.

 

Climate Pledge Friendly aiuta a scoprire le certificazioni di sostenibilità, così da acquistare prodotti “meno insostenibili”.

Scartata dunque l’idea che Amazon si sia messa all’improvviso a vendere prodotti ragionevolmente sostenibili, l’aver introdotto la categoria Climate Pledge Friendly un piccolo merito comunque ce l’ha.

E infatti, e questo è un punto a favore di Amazon, per poter accedere alla categoria e alla classificazione come Climate Pledge Friendly, un prodotto deve necessariamente esibire marchi conosciuti a livello mondiale che ne provano il basso impatto sociale o ambientale . E che, dal momento che costano, si suppone segnalino ragionevolmente che un’impresa vuole iniziare a lavorare seriamente sulla sostenibilità dei propri prodotti.

Del resto, la base di tutta l’operazione di marketing e di comunicazione che ha creato la categoria ed il relativo claim sulla scheda prodotto, in Climate Pledge Friendly ci sono i riferimenti espliciti a certificazioni internazionalmente riconosciute/https://www.amazon.it/b?node=22423405031 che attestano come il prodotto si colloca rispetto alla società e/o all’ambiente

Ne consegue allora che è molto più probabile che il potenziale acquirente Amazon una volta scelta la categoria Climate Pledge Friendly impari perlomeno a riconoscere quantomeno i loghi ed i marchi delle certificazioni ambientali o sociali di un prodotto. Buona cosa, ma che però, lo ricordiamo, non vuol dire mai dare ad un prodotto la patente di sostenibilità.

In definitiva, Climate Pledge Friendly segnala prodotti certificati a basso impatto per l’ambiente e/o per la società: il prodotto che acquistate è dunque un pò meno insostenibile di altri che non li esibiscono affatto.

 

Note e fonti

1. Che è cosa alquanto specifica e diversa rispetto al tema più generale della sostenibilità in azienda e/o dell’azienda: https://hbr.org/2016/10/the-comprehensive-business-case-for-sustainability

2. Una semplice ricerca attraverso google lanciando le parole Climate Pledge Friendly, restituisce un buon numero di pagine che hanno rilanciato o stanno rilanciando l’iniziativa Amazon: per tutti, https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/green_blue/2020/10/28/amazon-unetichetta-per-shopping-sostenibile-in-ue_3857bbb5-4b88-423f-a4f8-553b2a16ce9c.html e anche https://www.aboutamazon.it/sostenibilit%C3%A0/amazon-lancia-climate-pledge-friendly-in-europa-per-rendere-ancora-pi%C3%B9-semplice-per-i-clienti-scoprire-e-acquistare-i-prodotti-sostenibili

3. Riferito ai prodotti venduti via Amazon, Climate Pledge Friendly si potrebbe tradurre in prodotti Rispettosi o amici dell’Impegno sul Clima…, prodotti RIC o AIC, in italiano. Ma non si poteva proprio trovare un acronimo più intelligente e piu customer friendly? Valli a capire quelli che si dilettano di marketing e comunicazione :(

4. La questione di come definire un prodotto sostenibile non è campata in aria: definire le qualità di un prodotto in precisi standard sul rispetto dell'ambiente, della vita e del lavoro universalmente accettati spunterebbe definitivamente tutti gli argomenti di marketing che sfociano inevitabilmente solo in "riverniciate" di verde su prodotti che non hanno le benchè minime possibiità di essere considerati sostenibili

5. Come abbiamo molte volte scritto su MadeinGaia, vedi per tutti…, non esiste una chiara ed univoca definizione condivisa di cosa è un prodotto sostenibile. Il concetto si va via via definendo man mano che avanzano gli studi e le ricerche su base scientifica in materia, però alcuni punti tendono ad emergere sempre. Così, attenzione alla salute dell’ambiente e dei viventi, al lavoro, specie quello manuale, ed alla necessità di rendere i prezzi competitivi senza comprimere i margini di contribuzione sono almeno tre elementi che devono necessariamente coesistere in un prodotto ragionevolmente sostenibile

6. Cosa che invece già fanno da tempo altri prodotti e produttori (citazione madeingaia), e come cerca di raccontare ed evidenziare sempre MadeinGaia ed altri siti di informazione da tempo on line. Se comunque siete produttori di prodotti ragionevolmente sostenibili, oltre a segnalarli a madeingaia, potete anche provare a proporli ad Amazon per la vendita on-line: Climate Pledge Friendly: Venditori @ Amazon.it https://www.amazon.it/b?ie=UTF8&node=22423402031

7. Alcune fonti da consultare: https://www.ul.com/services/product-sustainability-certifications-and-validations

https://www.treehugger.com/green-product-certification-symbols-you-should-4863923

 

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pannispugnasvedesiCerto, di panni che assorbono ed asciugano ne esistono anche altri che possono essere eliminati nell'umido:
questi panni svedesi originali, però, si possono riutilizzare molte più volte di un tradizionale panno spugna Wettex o VILEDA perchè si possono anche lavare e disifettare a mano, in lavatrice o in lavastoviglie.

Per esperienza diretta un panno lavato spesso ed accuratamente in media ogni 3/4 giorni dura tre mesi e quando perde la sua capacità di assorbimento e dà segni di sfibratura o sfilacciamento, la sua fibra di cellulosa, ricavata da foreste europee gestite secondo  lo standard internazionale FSC può essere conferita tranquillamente nell'umido.

Se volete saperne di più, segnaliamo che ne ha parlato in dettaglio qualche tempo addietro, Tatiana Maselli su GreenMe, che firma l'articolo "Strofinacci svedesi: i panni resistenti e compostabili alternativi a carta assorbente e microfibra": lo trovate suhttps://www.greenme.it/informarsi/rifiuti-e-riciclaggio/panni-svedesi/

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riparabuttaIl Salvagente, salvagente.it, rilancia in Italia le tabelle prodotte da Svizzeraenergia che vale la pena di consultare per decidere quando è ragionevole e conveniente spendere qualche denaro in più per riparare elettrodomestici con al massimo dieci anni di vita sul groppone.

Basta conoscere l'età dell'elletrodomestico, il preventivo per ripararlo e il prezzo del nuovo elettrodomestico (almeno in classe A++) con il quale vorremmo sostituire quello vecchio, per decidere se vale la pena di procedere con la riparazione.

Non male: il link sulle pagine de Il Salvagente è questo

https://ilsalvagente.it/2020/05/13/buttare-o-riparare-la-tabella-per-decidere-per-ogni-elettrodomestico/

 

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infousomaskIl Ministero della Salute italiano, dopo aver pubblicato il 30 marzo 2020 un articolo sul suo sito istituzionale che chiarisce quali mascherine possano essere considerate presidio medico chirugico e quali no, offre adesso anche un'infografica ed istruzioni dettaglaite che spiegano bene come indossare, usare, togliere e smaltire le mascherine http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4722
Eccone uno stralcio:

"Alcune risposte alle più comuni domande sul corretto utilizzo e le funzioni delle mascherine:

  1. Che differenza c’è tra le cosiddette mascherine di comunità e le mascherine chirurgiche?
    Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione.

    Le mascherine di comunità, come previsto dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020, hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2.

  2. Quali sono le caratteristiche che devono avere le mascherine di comunità?
    Esse devono garantire una adeguata barriera per naso e bocca, devono essere realizzate in materiali multistrato che non devono essere né tossici né allergizzanti né infiammabili e che non rendano difficoltosa la respirazione. Devono aderire al viso coprendo dal mento al naso garantendo allo stesso tempo confort.

  3. La mascherina è obbligatoria anche per i bambini?
    Dai sei anni in su anche i bambini devono portare la mascherina e per loro va posta attenzione alla forma evitando di usare mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso.

  4. È possibile lavare le mascherine di comunità?
    È possibile lavare le mascherine di comunità se fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi. Le mascherine di comunità commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance.

  5. Quali mascherine devo usare nel caso in cui compaiano sintomi di infezione respiratoria?
    Nel caso in cui compaiano sintomi è necessario l’utilizzo di mascherine certificate come dispositivi medici.

  6. Come smaltire le mascherine?
    • Se  è stata  utilizzata una mascherina monouso, smaltirla  con i rifiuti indifferenziati;  
    •  se è stata  indossata  una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio."

 

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maskok03Ottime iniziative: non possono essere che definite così le riconversioni di parte del loro ciclo produttivo che diverse imprese tessili italiane stanno effettuando in pieno tsunami Coronavirus per rendere disponbili dispositivi di protezione individuali aka mascherine made in Italy. http://www.legacoop.coop/quotidiano/2020/03/26/12-cooperative-insieme-per-produrre-mascherine-lavabili-100-volte/

Eppure, anche se siamo animati dalle migliori intenzioni e vorremmo acquistarle ecologiche e sostenbili (dal momento che quelle per uso medico sono monouso e di plastica e dunque pronte a creare un potenziale nuovo ulteriore problema  ambientale, se non vengono opportunamente smaltite)  noi cittadini dobbiamo avere ben chiaro che le mascherine non sono tutte uguali.

Così, il Ministero della Salute italiano il 30 marzo 2020 ha pubblicato un articolo sul suo sito istituzionale che chiarisce quali mascherine possano essere considerate presidio medico chirugico e quali no: il pezzo si intitola "Mascherine, le norme tecniche per la produzione" http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4361

Nel testo il Min Salute traccia una distinzione fondamentale tra mascherine che sono dispositivi medico-chirurgici certificati e testati (DPI, DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE) e altre tipologie di mascherine che non lo sono affatto.

Le mascherine adatte ad un uso in ospedale e in centri di assistenza socio-sanitaria sono di due tipi

1. Mascherine chirugiche che servono ad "evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, in quanto limitano la trasmissione di agenti infettivi e ricadono nell'ambito dei dispositivi medici di cui al D.Lgs. 24 febbraio 1997, n.46 e s.m.i.. Sono utilizzate in ambiente ospedaliero e in luoghi ove si presti assistenza a pazienti (ad esempio case della salute, ambulatori, ecc)." come recita testualmente l'articolo.

Il loro standard di sicurezza deve essere a norma UNI, UNI EN 14683:2019 ed UNI EN ISO 10993-1:2010, il che vuol dire che queste mascherine devono resistere a schizzi di liquidi, essere traspiranti, filtrare efficacemente i batteri e restare pulite rispetto ai microbi.

2. Mascherine FFP2 e FFP3 che devono "proteggere l’utilizzatore da agenti esterni (anche da trasmissione di infezioni da goccioline e aerosol), sono certificati ai sensi di quanto previsto dal D.lgs. n. 475/1992 e sulla base di norme tecniche armonizzate UNI EN 149:2009" come specifica l'articolo del Ministero della Salute

Qualsiasi altra mascherina che non rispetti i requisiti di legge e non sia prodotta a norma UNI, non è, dunque, un dispositivo adatto ad un uso in ambiente medico.
Su questo punto l'articolo del Mistero è chiarissimo: "Ogni altra mascherina reperibile in commercio, diversa da quelle sopra elencate, non è un dispositivo medico né un dispositivo di protezione individuale; può essere prodotta ai sensi dell'art. 16, comma 2, del D.L. 18/2020, sotto la responsabilità del produttore che deve comunque garantire la sicurezza del prodotto (a titolo meramente esemplificativo: che i materiali utilizzati non sono noti per causare irritazione o qualsiasi altro effetto nocivo per la salute, non sono altamente infiammabili, ecc.).

Per queste mascherine non è prevista alcuna valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’INAIL."

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9829

 

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ecomenu"Le scelte alimentari che compiamo possono avere degli effetti a volte insostenibili.
La fettina di carne comprata al supermercato sotto casa ha spesso una storia lunghissima da “raccontare”: ad esempio è molto probabile che il mangime usato nell’allevamento intensivo da cui proviene contenga soiacoltivata su un terreno deforestato dall’altro lato del mondo.
Un bicchiere di latte o una braciola potrebbero raccontare quanto gas serra o quanto inquinamento atmosferico sono legati alla loro produzione.
Non tutti sanno che, ad esempio, gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di formazione di polveri sottili in Italia, più del trasporto leggero e dell’industria, e che il settore zootecnico contribuisce alla produzione di gas climalteranti quanto l’intero settore dei trasporti"

Grenpeace, novembre 2019

Ancora una volta, Greenpeace Italia, dopo la denuncia, offre un proprio autorevole contributo all'informazione ed all'azione.

Si tratta in questo caso di un semplice ma efficace decalogo, il nuovo Eco Menù
In effetti, anche imparare solo l'abc delle etichette degli alimenti che acquistiamo per farsi quantomeno un'idea della loro sostenibilità e sottrarsi alle apparenti lusinghe di certo marketing contribuisce gradualmente a riorientare i nostre scelte verso consumi che impattano meno sull'ambiente e sulla società.

Così, luce sempre più verde a verdure, frutta e proteine vegetali di frutta secca, legumi e cereali, purchè biologiche, locali e di stagione e semaforo arancione/rosso ai prodotti di origine animale: meglio pochi, buoni e genuini e tendenzialmente sempre bio. Tutti comunque da acquistare con il minimo imballaggio possibile, evitando per quanto possibile le plastiche, e le sirene del sottocosto.

Del resto, non è ragionevole pensare che "Se sta meglio Gaia, stiamo meglio anche noi"?  

 

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fairphone3Da fine ottobre chi vorrà dare concretamente una mano a rendere l'industria degli smartphone più sostenibile lo potrà fare ancora una volta.

Fairphone, il produttore e social enterprise olandese, annuncia che In quel periodo inizieranno infatti le consegne di Fairphone 3, al momento e a livello mondiale il telefono con il minor impatto su chi lavora (leggi salari e condizioni di lavoro dignitosi) e su Gaia (leggi LCA, approvigionamento responsabile delle materie prime e dei semilavorati ed emissioni controllate).

Fairphone 3 funziona con Android 9, è stato ridisegnato e migliorato in tutti i componenti e, come tradizione dal 2013, si basa su moduli interconessi tra loro, per poterli rapidamente cambiare da sè in caso di guasti. Non a caso iFixit https://it.ifixit.com/Guida/Smontaggio+Fairphone+3/125573 conferma il 10/10 in riparabilità che già aveva assegnato a Fairphone 2 http://madeingaia.it/index.php/it/prodotti-sostenibili-persone/per-le-persone/comunichiamo/25-fairphone-2-uno-smartphone-stile-libero-ecologico-equo-solidale-e-sostenibile !!

  Ultima cosa: Fairphone 3 costa anche meno del suo predecessore: 450 euro.

in base a 4 voti da 0 a 100 (su informazioni, dati & note del testo)
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bagnoscavolinicosedicasaCredit: Scavolini/CosediCasaCome già CosediCasa, https://www.cosedicasa.com/bagno/bagno-eco-e-sostenibile-per-il-risparmio-dellacqua-33231, anche Living, l'inserto online che il Corriere della Sera dedica al mondo della casa e dell'abitare, fa il punto sui prodotti a basso impatto che nel 2020 l'industria italiana è in grado di proporre: http://living.corriere.it/cersaie/arredo-bagno/bagno-ecologico-sostenibile-native-adv/.
Dal gres porcellanato, ricavato da impasti che usano il 70% di materiali riciclati e certificati LCA ed EPD, ai rubinetti dotati di miscelatori termostatici certificati European Waterlevel, a vasi e bidet che riducono di molto la massa batterica per minimizzare l'uso di detergenti chimici ed acqua, ai rompigetto con aeratore, detti anche riduttori di flusso, per minimizzare la portata dell'acqua che esce dai nostri rubinetti. Un interessante spunto per poi approfondire anche su MadeinGaia.

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piramidiSe sta meglio Gaia, intesa come insieme di tutte le forme di vita che la popolano, stiamo meglio anche noi, noi intesi come umani.

La cosa sembra di un'ovvietà quasi stucchevole, ma non è affatto così.
Lo racconta bene da qualche anno un'efficacissima grafica che sintetizza il lavoro di ricerca dell'Ecodynamicsgroup dell'Università di Siena e che, con l'aiuto della Fondazione Barilla, tramite il Barilla Center for Food and Nutrition è stata diffusa già da qualche anno.

Si tratta dello schema della Doppia Piramide Alimentare-Ambientale, una rappresentazione simbolica (o, dipende da quanto siete nell'hype, iconica) dell'impatto del cibo che produciamo sulla salute del Pianeta e su quella del genere Homo (sapiens, lo tralasciamo per senso del pudore).

La prima piramide, quella alimentare, ci dice quali cibi hanno un alto impatto positivo sulla salute umana e di quanto questo impatto cresce quanto più ci avviciniamo alla base della piramide: così è evidente che bisogna consumare pochi grassi e poca carne rossa, ed aumentare invece la nostra dose giornaliera di frutta secca, pane, pasta, patate, riso frutta ed ortaggi.

La classica obiezione degli eterni scettici che sostengono che i benefici sarebbero presto superati dai costi ambientali del mettere a coltura sempre più ampie porzioni di terra, viene qui superata elegantemente dagli studiosi senesi, che hanno costruito la metafora di una piramide rovesciata che affianca quella già da tempo nota come "piramide alimentare".

Infatti, secondo il gruppo di ricerca di  Siena "la “piramide ambientale” nasce valutando l’impatto ambientale dei cibi che fanno parte della piramide alimentare. Agli alimenti sono stati associati i valori della corrispondente Impronta Ecologica, ovvero la superficie ecologicamente produttiva necessaria per generare le risorse utilizzate per la produzione (Ecological Footprint). Un analogo risultato è stato ottenuto dalla stima dell’Impronta Carbonica degli alimenti, ovvero la quantità di gas serra emessi in atmosfera (Carbon Footprint)."

Confortato anche da un'analisi comparata della letteratura scientifica internazionale più recente, lo studio di Ecodynamicsgroup conclude che "affiancando le due piramidi (“Doppia Piramide” Alimentare-Ambientale) è possibile notare che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore (frutta e verdura), generalmente, sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali è raccomandato un consumo ridotto (carne) sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente."

Una via possibile e concreta per ridurre la componente cibo dalle concause che stanno così rapidamente degradando il clima sul nostro pianeta è dunque alla portata di noi singoli cittadini a partire dalle proprie tasche e dalle proprie scelte individuali. Qui ed ora.

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biologicoFederBio, la federazione italiana degli agricoltori biologici, https://feder.bio/federbio/, dedica alcune pagine del proprio sito istituzionale a raccontare come tutto è cominiciato e come, sperabilmente, progredirà. https://feder.bio/cose-il-bio/

La storia del biologico italiano è una storia figlia degli anni '70 (ma va!!) che arriva ai giorni nostri attraversando diverse fasi.
La FederBio ne ha delineate tre, ognuna scandita con crescente rilevanza dall'aggettivo, "biologico".

Oggi, infatti, esattamente come le parole "ecologico" o "green", tanto per chi acquista (bio sono i prodotti che rassicurano di più quanto  a qualità e salubrità), quanto per chi vende (i volumi di vendita dei prodotti bio sono in crescita costante da molti anni), la parola "biologico" è quasi diventata un mantra.
C'è stato un tempo,però, in cui il biologico non lo vendevano neppure nei supermercati...https://feder.bio/la-storia-del-biologico-dal-bio-1-0-al-3-0/

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vejaofficialoninsgaiVeja Esplar, insgain.comLa coerenza e il fare le cose bene e senza fretta valgono una crescita regolare del marchio e del fatturato: nate nel 2004, le sneaker franco-brasiliane Veja hanno creato un prodotto a basso impatto sociale ed ambientale, una moda ed anche una filiera, che tra Europa e Sud America, si ispira a quella del commercio equo e solidale.

Sarà anche per questo che queste scarpe sportive non hanno mai avuto intenzione di dedicare il 70% del loro prezzo di vendita a ripagare i propri investimenti in pubblicità, preferendo come missione chiave dell'azienda, a parità di prezzo con le scarpe della concorrenza, scegliere fin dal loro primo prototipo solo materiali bio (come gomma naturale e cotone), usare il passaparola e garantire contratti equi per fornitori e lavoratori..

Lo raccontano in dettaglio al Sole24 Ore i giovani ex-manager della finanza che hanno fondato il marchio e la fabbrica Veja 15 anni addietro e che non hanno mai voluto tra le scatole venture-capitalist di ogni sorta...
La storia completa è su https://www.ilsole24ore.com/art/veja-filosofia-una-eco-sneaker-la-scarpa-piu-sostenibile-e-quella-che-non-comprerete-ACSC63G

V
eja: https://www.veja-store.com/en/

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